Scritto da Silvia Ricciardi
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Lavoro con Davide da un po' di tempo e, devo ammetterlo, ho imparato tantissimo da lui. L'ultima volta mi ha salvato da un problema che mi stava facendo impazzire: l'errore "Something went wrong" su Outlook e Microsoft 365.
Avete presente quel messaggio fastidiosissimo che compare, spesso accompagnato da codici come 58TM1 o 62UBH, e che di fatto ti impedisce di lavorare? Nei vecchi sistemi operativi, questo errore era comunemente identificato con il codice 1001, ma oggi sono i nuovi codici a dominare. Bene, grazie al suo ultimo video, ho scoperto da dove arriva e, soprattutto, come risolverlo.
La radice del problema
Il motivo di questo errore non è un semplice bug, ma è legato a un cambiamento importante che Microsoft ha fatto di recente. L'azienda sta gradualmente sostituendo il vecchio sistema di autenticazione basato su username e password con un protocollo più moderno e sicuro, l'OAuth 2.0. Purtroppo, questa transizione non è stata sempre indolore, ha creato problemi in molte aziende che avevano configurazioni di rete datate o incomplete.
Questo errore si manifesta più di frequente in ambienti come i VDI (Virtual Desktop Infrastructure), dove si utilizzano profili roaming su batterie di server remote desktop host in bilanciamento di carico, che erogano desktop virtuali a decine, centinaia o migliaia di utenti. Qui i profili utente possono "sporcarsi" facilmente, rendendo il processo di autenticazione ancora più complicato.
Spesso, in questi ambienti, si sfrutta anche una cache intelligente basata su FS Logics per ottimizzare le prestazioni di Outlook e delle ricerche, ma la somma di queste configurazioni può risultare difficoltosa per Microsoft e il risultato ci complica la vita.
I quattro passi che hanno cambiato tutto
Nel video, Davide spiega che per eliminare definitivamente questo errore, e per mettere "in pensione" questo fastidioso baco, basta seguire quattro passaggi fondamentali. Queste sono linee guida molto più stringenti, necessarie per risolvere alla radice l'insorgere del problema. Ve li riassumo qui, perché funzionano davvero:

Un consiglio extra per chi usa i VDI
Se come me lavori in un ambiente VDI, sai che i profili utente possono corrompersi parzialmente. Invece di doverli cancellare del tutto (perdendo le impostazioni personalizzate), Davide mi ha suggerito di usare strumenti come VDI Profiler per pulire selettivamente solo le parti del profilo che causano problemi, forzando una nuova autenticazione e risolvendo l'errore senza dover rifare tutto da capo.
Se questo errore ti sta facendo impazzire, sei nel posto giusto. Possiamo aiutarti
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Fonti e Approfondimenti
Per chi desidera approfondire i temi trattati in questo articolo, ecco le fonti ufficiali e le risorse aggiuntive di Microsoft che abbiamo consultato:
- Priorità ai DNS Interni: Scopri le best practice per la configurazione dei client DNS in un dominio Active Directory. Leggi di più
- Conditional Forwarding: Approfondisci l'uso e l'implementazione del Conditional Forwarding per ottimizzare la risoluzione dei nomi. Consulta la guida
- Rimozione dei DNS Esterni dai Client: Un articolo di troubleshooting che spiega perché è fondamentale rimuovere i DNS esterni dai client in join di dominio. Vedi l'articolo
- Sincronizzazione delle password con Microsoft 365: Guida alla gestione degli utenti di dominio e alla sincronizzazione delle password in ambienti ibridi. Guida completa
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