Scritto da Davide Galanti
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Sarà l’estate, sarà che le vacanze portano cambiamento, ho pensato di passare da PC a Mac.
I motivi per cambiare
Il mio Sony Vaio iniziava ad essere lento, impiegava tanto ad accendersi e volevo qualcosa che si attivasse al volo. I portatili con disco SSD sono velocissimi e si accendono in pochi secondi, ma quando ho visto che un notepad Dell costava come un Mac, ho pensato che potevo anche cambiare le mie abitudini. Sono passato da PC a MAC.
Non sapevo quello che stavo facendo.
L’euforia e il mal di testa
Un MacBook PRO dà euforia: batteria atomica che consente di lavorare per una giornata, disco SSD che ti catapulta sul desktop in 9 secondi esatti, il display Retina che ridona la vista ai ciechi… ma dopo l’entusiasmo iniziale è arrivato il mal di testa: tre giorni nel panico a cercare quello che manca.
Dove hai messo i calzini?
Se c’è una forza sovrumana a questo mondo è la resistenza al cambiamento, ma ora si trattava di sopravvivere!
Come si lavora con un elaboratore? Si lavora con programmi, lanciati da un menù, che accedono a dati presentati da una interfaccia.
Passare a Mac OSX significa cambiare programmi, cambiare il modo di lanciarli, cambiare il modo di accedere ai propri dati.
Per uno che ha fretta di lavorare è come essere scorticati vivi.
Come ho salvato la pelle passando da PC a MAC
Ho letto tre biografie di Steve Jobs, ma non gli perdonerò mai di costringermi ad usare due dita (Fn + Backspace) per cancellare il carattere seguente. Un paziente rivenditore Apple ha calmato la mia escandescenza vendendomi una tastiera full size che contiene l’amatissimo tasto CANC.
Lo scroll del mouse sul MAC va all’opposto che sul PC: si rimette come Dio comanda disattivando il flag “Natural Scroll” che si trova nelle Preferenze di Sistema. Capito che il “Pannello di Controllo” è “Preferenze di Sistema” si trova tutto il resto che serve a sopravvivere.
Una finestra sul mondo
Non ho premesso che per me passare a Mac doveva essere banale perché io lavoro con una “finestra sul mondo” che è il Citrix Receiver: il mio Mac sarebbe stato un ricevitore televisivo che mi avrebbe trasmesso esattamente quello che vedevo prima sul PC Sony.
OK, il Citrix Receiver per MAC è velocissimo e mi ha collegato al volo sul Virtual Desktop aziendale e mi dicevo: sono a posto!
Mi illudevo.
Cosa serviva ancora
Mancavano diverse cose che usavo “in locale” sul vecchio PC:
- Firefox, il browser “independed minded” che grazie al plugin XMARKS mi sincronizza i preferiti tra Windows e MAC
- Evernote: gli appunti sono tutto!
- Il Notepad, senza il quale non ha senso vivere; l’equivalente si chiama, ovviamente “Notepad” e lo fa (gratis) la bulgara Kupon
- Google Picasa, che scorre le foto alla velocità della luce
- Gotomeeting di Citrix per fare le riunioni online e risparmiare 10.000 Km/anno
- Il settaggio professionale per telecamere, una piccola App della Mactaris cinese che mi salva dal sembrare Nosferatu quando uso Gotomeeting
- Royal TSX, il veloce client per Remote Desktop bistandard Windows/Mac
Adesso ci siamo
Ora ho tutto a disposizione, i programmi in locale che operano sia su Mac che su Windows e il mio Virtual Desktop con le applicazioni aziendali.
Per concludere: posizionando la barra sulla sinistra ottengo lo spazio necessario a far convivere il tutto, desktop locale e desktop virtuale:
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