Scritto da Davide Galanti

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Un recente intervento su una rete televisiva nazionale ha acceso i riflettori su una minaccia concreta che riguarda tutti noi: la sicurezza informatica e la protezione dei dati personali. A sollevare il tema non è stato un comune “nerd” o il solito esperto che vuole vendere tecnologia di sicurezza, ma il Procuratore capo di Napoli, una delle figure più autorevoli della giustizia italiana.

Le sue parole hanno messo in luce il problema delle vulnerabilità presenti sia nei dispositivi tecnologici di uso comune che in quelli utilizzati dalle istituzioni, incluso il Ministero della Giustizia. Se anche un’autorità di questo calibro si espone su queste problematiche, è evidente che il tema è ormai mainstream e richiede la massima attenzione da parte di tutti: cittadini, aziende e istituzioni.

Perché Questo Allarme È Importante?

Se la sicurezza di istituzioni fondamentali come il Ministero della Giustizia può essere compromessa, chi può garantire la protezione dei nostri dati personali?

Nell’intervista* il Procuratore Nicola Gratteri dice:

“Non ho mai utilizzato la tecnologia del Ministero della Giustizia, uso solo cose che compro io e che costano tre volte in più. Sul mio telefono non ci sono App non c’è nemmeno il localizzatore GPS

 

 

Le parole del Procuratore capo di Napoli portano alla luce un tema che tocca la vita di tutti noi: quanto sono sicuri i nostri smartphone? È una questione che molti si sono posti almeno una volta, magari scherzando sul fatto che i telefoni “ci ascoltano”. Ma quando queste preoccupazioni arrivano da chi lavora in ambito investigativo il discorso diventa serio.

È Importante Parlare di

  • Backdoor dispositivi e fiducia nei fornitori:
    La questione dei dispositivi compromessi non è nuova. Anni fa, l’azienda Cisco lanciò l’allarme quando si accorse che alcuni router prodotti nella sua catena di subfornitura contenevano backdoor, in grado di consentire accessi remoti non autorizzati.
    Oggi, questo episodio appartiene al passato, ma la preoccupazione rimane alta perchè la notizia del video ci parla di telecamere, fornite da Consip, al Ministero della Giustizia contenenti chip capaci di inviare dati all’estero, mettendo potenzialmente a rischio la sicurezza nazionale.

    Per aumentare la sicurezza penso che il ministero debba uscire da Consip, a partire dalle automobili blindate”, aggiunge il Procuratore nel video “Stiamo comprando macchine straniere che magari costano 3 -4mila euro in meno ma non sappiamo cosa c’è dentro!

  • Mercato dei dati personali:
    Molti dispositivi ed applicazioni software disponibili sul mercato partecipano a un sistema economico basato sulla raccolta e vendita di informazioni personali, trasformando la nostra privacy in una merce.

    Tempo fa scrivevo che i giganti dell’informatica usano i dati degli utenti a scopo di lucro, mentre i governi sfruttano leggi speciali e zone grigie per creare una banca dati permanente di tutto ciò che si dice, vede e scrive nel mondo ( leggi anche la news Microsoft Outlook ti spia: ecco le alternative per la posta ).

     

Azienda sicurezza informatica - Serverlab

DataPrivacy e Sicurezza IT: tuteliamo i nostri dati

Non possiamo ignorare il problema ma dobbiamo porci le giuste domande. Se, come riportato recentemente in prima serata su La7, emergono notizie di questo tipo, è il momento di riflettere seriamente sulla sicurezza informatica, che dovrebbe tutelare anche la nostra privacy.

Altrimenti, l’unica sicurezza che abbiamo è che tutto ciò che vediamo nelle videoconferenze o ciò che registra la telecamera del nostro ufficio finisca direttamente nelle mani del Partito Comunista Cinese.

La privacy è possibile e le soluzioni tecnologiche ci sono e sono gia presenti sul mercato. Incominciamo a utilizzarle per fare un’informatica differente! 

*Fonte: dal minuto 29:35 della trasmissione Otto e Mezzo sul canale televisivo La7 messa in onda in data 18 novembre 2024.



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