Quarta parte dell’intervento di Marco Frigerio a Imola il 30 aprile 2008


Le CPU delle macchine server di un datacenter solitamente registrano un consumo molto basso; questo succede perché le macchine acquistate hanno una potenza di molto superiore al necessario, al fine di riuscire a gestire i picchi di lavoro. Intanto, però, occupano spazio, consumano elettricità, richiedono una gestione singola, ecc.

Invece, virtualizzando due server utilizzati, ad esempio, al 20%, su un’unica macchina fisica, si ha una sola macchina da gestire sfruttata al 40-45% delle sue potenzialità. E il sistema si presta a integrazioni indolori: per aumentare la potenza si può creare un server virtuale, si possono distribuire i server virtuali sulle macchine fisiche in base alla potenza richiesta, si può spegnere una macchina fisica a scopo manutenzione spostando i server su un’altra… tutto questo riducendo il consumo di elettricità ed evitando il surriscaldamento della server room.

Quindi:

  • Risparmio di spazio;
  • Semplificazione della gestione;
  • Miglior sfruttamento dei server.

Tutto ciò si traduce nella riduzione dei costi di gestione dell’ambiente server.

Xen hypervisor

Il prodotto Xen consiste in un hypervisor molto leggero – meno di 1 MB! – sviluppato da una comunità open alla quale partecipano IBM, HP, Intel, Sun… Questo significa che l’hypervisor Xen è nativamente compatibile con l’intera gamma di prodotti di queste aziende, le quali verificano la compatibilità di ogni nuova release prima di lanciarla sul mercato. Xen hypervisor si adatta anche a tutto l’altro hardware esistente senza bisogno di certificazione preventiva, proprio perché già compatibile con questi vendor, che sono tra i più importanti a livello mondiale.

L’hypervisor Xen è sì molto performante perché leggero, ma anche perché fa paravirtualizzazione. Finora nel mondo Windows non esisteva il concetto di paravirtualizzazione e il server non “sapeva” di esser virtualizzato e si limitava a utilizzare i driver, che non sono nell’hypervisor ma sono paravirtualizzati. A partire da Windows Server 2008 esiste un codice di paravirtualizzazione che permette al sistema operativo di riconoscere l’ambiente virtuale Xen e adottare un kernel diverso da quello della macchina fisica, ovvero lavorare nativamente per stare su macchina virtuale; questo comporta un overhead inferiore all’1%: la macchina virtuale ha praticamente le stesse prestazioni di una fisica. Inoltre, il buon rapporto con Microsoft garantisce l’integrazione fin da subito, tanto è che gli hypervisor di Microsoft e di Xen usano lo stesso formato per il file che rappresenta il server, senza il bisogno di fare conversione. Anche in un’ottica di gestione c’è integrazione: posso gestire un server dalla console di Microsoft o di Citrix.

L’uso di Xen si rivela ottimale con Citrix Presentation Server: a parità di hardware, Presentation Server consente di supportare fino al 50% di utenti in più rispetto a un prodotto concorrente, perché il template della macchina Xen è ottimizzato per i server creati da Presentation Server.

Provisioning Server

Rispetto i concorrenti, Citrix non si preoccupa solo dei server virtuali, ma anche dei fisici.

Secondo le statistiche i server virtuali sono il 9%; dunque esiste un 91% di server fisici. In questo panorama creare un’architettura per server fisici e un’altra parallela per i server virtuali porta all’aumento della complessità e comporta una gestione ottimale dell’ambiente virtuale contro una gestione tradizionale del “fisico”.

L’approccio tradizionale interviene virtualizzando il server fisico: per ogni server fisico si crea un file immagine. Ma se a ogni server fisico corrisponde un file immagine, si assiste alla proliferazione delle immagini, con conseguenti difficoltà di gestione e aggiornamento: dovremo ricorrere all’utilizzo di almeno un tool per replicare le implementazioni su ciascun server.

Provisioning Server permette di creare un’immagine per ogni tipo di server: che dall’immagine vengano lanciati uno o cinque server, l’immagine è sempre la stessa, non viene clonata cinque volte, ma viene fornita a tutte le macchine – fisiche o virtuali che siano – come se fosse loro dedicata.

Questo sistema migliora la gestione dell’ambiente server e consente di ridurne i costi. Ad esempio, per installare una patch in un server basta prendere la singola immagine di quel tipo di server, farne la patch e, se non si rilevano disfunzioni, sostituirla all’originale affinché tutti i server puntino in automatico alla nuova immagine. Il Provisioning Server è incluso dalla versione Platinum.

Scopri come virtualizzare anche i tuoi PC nella quinta parte dell’intervento di Marco Frigerio. »

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